Nel pressoché totale silenzio mediatico il primo di ottobre è arrivata la sentenza di appello del processo per la Parentopoli di Atac. Tutti assolti i dirigenti che erano stati condannati in primo grado a pesanti pene per aver assunto parenti, amici e camerati…
La motivazione delle assoluzioni, udite udite, non è che i fatti non siano stati commessi, ma che gli stessi non comportino un reato: ciò perché nel recente Decreto Semplificazioni (pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 11 settembre) è stato di fatto depenalizzato l’abuso d’ufficio.
Un consolidato sistema clientelare di matrice politica e sindacale che ha causato ingenti perdite economiche per le municipalizzate dei trasporti, svelato dalle motivazioni della sentenza di primo grado che spiegava come “…le società siano state utilizzate ad uso e consumo di pochi, per assumere persone senza verificarne capacità, competenza, professionalità, talvolta finanche prive dei titoli di studio, solo perché collegate a determinati contesti politici o territoriali. Il tutto senza minimamente preoccuparsi del fatto che il Comune di Roma avesse disposto il blocco delle assunzioni nelle municipalizzate romane, per il gravissimo deficit di bilancio in cui versava, non più procrastinabile pena il default…”.
Un deficit che i lavoratori stanno pagando quotidianamente con la pesante procedura fallimentare del concordato preventivo...
ORSA e USB erano parte civile al processo, e continueranno le loro battaglie affinché il malaffare e la cattiva gestione di pochi non debbano essere pagate da chi lavora onestamente ogni giorno.

Roma, lì 04/10/2020
ORSA TPL Lazio e USB Lavoro Privato-Trasporti Roma